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mar de molada
mar de molada
REGISTA IN SALA
OSPITE IN SALA

Durata: 79 min

Genere: Documentario

Lingua: Italiano

Regia: Marco Segato

Con: Marco Paolini

Mar de Molada raccoglie l’eredità di teatro civile del Racconto del Vajont e la unisce alla capacità di leggere un territorio e una società come già in Bestiario Veneto.

«La storia del nostro territorio, il Veneto, può essere letta come la storia del nostro rapporto con il Piave: per cinque secoli la missione era tener fermo il tronco, dove volevano che stesse, anche quando la forza impetuosa delle piene lo spingeva a cambiare corso. Poi abbiamo avuto come grande missione la bonifica, rendere coltivabili 400 mila ettari di «palù», un terzo del territorio veneto, e per farlo abbiamo avuto necessità di pompe efficienti, pompe che abbiamo avuto quando è arrivata l’elettricità. Infine il Piave è diventato la nostra fonte energetica. Nel dopoguerra il monopolio della Sade, Società Adriatica di elettricità, ha pensato che dalle dighe sul Piave fosse possibile produrre il 15% del fabbisogno di corrente elettrica italiana. Un disegno che non prevedeva in alcun modo che l’acqua potesse scarseggiare. Nel bene e nel male quei disegni hanno lasciato un segno, da lì si deve partire per lasciare le rive e il fiume come stanno o come vorremo che stessero. Il racconto di MAR de MOLADA è un racconto di passato ma anche di futuro. Per passare dalla ‘protezione’ alla ‘prevenzione civile’»

79 min

Genere: Documentario

Lingua: Italiano

Regia: Marco Segato

Con: Marco Paolini

Mar de Molada raccoglie l’eredità di teatro civile del Racconto del Vajont e la unisce alla capacità di leggere un territorio e una società come già in Bestiario Veneto.

«La storia del nostro territorio, il Veneto, può essere letta come la storia del nostro rapporto con il Piave: per cinque secoli la missione era tener fermo il tronco, dove volevano che stesse, anche quando la forza impetuosa delle piene lo spingeva a cambiare corso. Poi abbiamo avuto come grande missione la bonifica, rendere coltivabili 400 mila ettari di «palù», un terzo del territorio veneto, e per farlo abbiamo avuto necessità di pompe efficienti, pompe che abbiamo avuto quando è arrivata l’elettricità. Infine il Piave è diventato la nostra fonte energetica. Nel dopoguerra il monopolio della Sade, Società Adriatica di elettricità, ha pensato che dalle dighe sul Piave fosse possibile produrre il 15% del fabbisogno di corrente elettrica italiana. Un disegno che non prevedeva in alcun modo che l’acqua potesse scarseggiare. Nel bene e nel male quei disegni hanno lasciato un segno, da lì si deve partire per lasciare le rive e il fiume come stanno o come vorremo che stessero. Il racconto di MAR de MOLADA è un racconto di passato ma anche di futuro. Per passare dalla ‘protezione’ alla ‘prevenzione civile’»
Martedì 06/05/2025
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